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N°14

 LA CROCIATA DEI BAMBINI – 2° parte

 

Se il tuo nome in codice è “Occhio di Falco” farsi bendare non è certo una cosa molto conveniente. Eppure, se Clint Barton voleva avere un colloquio con Wilson Fisk doveva per forza prestarsi a quella manfrina: lo U.S. Marshal Service aveva acconsentito a farglielo incontrare, ma essendo sotto il programma di protezione testimoni non era concesso a nessuno di conoscerne il nuovo domicilio, neppure ad un Vendicatore.

Il furgone su cui era seduto lo stava portando ad un aeroporto, dove un volo lo avrebbe finalmente condotto davanti all’ex Kingpin. Solo lui infatti poteva dargli le informazioni che stava cercando.

Falco era sulle tracce dello Spaventapasseri, un criminale psicopatico che aveva rapito cinque bambini di altrettante famiglie facoltose, ma Clint non aveva alcun indizio su dove potesse essersi nascosto. Aveva pensato di interrogarne il fratello, ma questi pareva essere scomparso nel nulla. Era stato proprio Kingpin a farlo “sparire”, dandogli una nuova vita in cambio di una cospicua somma di denaro.

Ora quindi non rimaneva altro che farlo cantare e farsi dire doves’era andato a nascondere, e per farlo, doveva appunto accettare di giocare a mosca cieca e farsi trasportare senza conoscere la destinazione. Non poteva fare altrimenti. Non era il momento di mettersi a fare il difficile: già era stato un miracolo ottenere il permesso di interrogare il prigioniero. Falco ripensava a tutte le circostanze che gli avevano concesso  di ottenere l’autorizzazione ...

 

Due settimane prima. Uffici dell’FBSA di New York.

 

<CHE COSA SIGNIFICA “NON HANNO ACCETTATO”?> gridò adirato Occhio di Falco, battendo furiosamente il pugno sul tavolo.

<Mi dispiace. Ho parlato con il procuratore Nelson e, molto sinteticamente, ha detto di non poterti accordare il permesso in quanto, dice, i Vendicatori nono sono un gruppo ufficialmente riconosciuto.> rispose il direttore Freeman.

<Ma come? Siamo convenzionati dall’ONU, dannazione!!>

<Ma non dal governo degli Stati Uniti... a oggi, non siete ufficialmente riconosciuti.>

<Ma se collaboriamo con le forze dell’ordine da.... sempre! Abbiamo salvato il mondo più volte noi che ....>

<Senti, è quello che gli ho detto, ma non c’è stato nulla da fare.  Bisognerebbe parlare con qualche pezzo grosso a Washington per fargli cambiare idea ... tu non ne conosci nessuno?>

<L’unico che conosco si chiama Gyrich e piuttosto che darmi una mano preferirebbe farsi il bidè con l’acido ... no, nulla da fare.  Devi insistere con Nelson, farlo sciogliere. >

<Posso riprovarci, ma non contarci troppo. Gli ho visto negare permessi anche ad altre agenzie, figuriamoci ad un cittadino privato come te ... e per di più, con precedenti penali.>

<Precedenti penali un cavolo! A quella gente piace solo fare la voce grossa con noi supereroe per fare vedere chi comanda!> urlò ancora Falco. Dopo aver rabbiosamente sospirato, gli disse:

<Dobbiamo convincerlo, Freeman. Sento che la chiave per trovare lo Spaventapasseri passa per suo fratello, e se vogliamo trovarlo dobbiamo parlare con Fisk.Riprovaci un’altra volta per favore...>

 

Chelsea, New York

 

Elizabeth “Liz” Allen era rimasta vedova da qualche anno. Suo marito Harry era morto cercando di espiare i peccati commessi nei panni del nuovo Goblin. Un matrimonio con parecchi bassi e pochi alti, che comunque gli aveva dato la gioia di un bel figlio, il piccolo Norman Jr, “Normie” per tutti. Era ancora giovane, Liz Allen, giovane e benestante, ma non se l’era passata bene. Crescere un figlio da sola non era stato facile, e suo marito le mancava parecchio. Era stata una fortuna conoscere un uomo come Foggy Nelson: forse non assomigliava ad una star del cinema, ma era un uomo premuroso e affettuoso come pochi. Il piccolo Normie, invece, non aveva inizialmente molta simpatia per quel “patatone”, come lo chiamava lui, ma col passare del tempo fra i due si stava creando una certa complicità. Spesso Foggy gli raccontava delle storie per farlo addormentare, storie poliziesche di vigilantes mascherati che combattevano “i cattivi”.

A Normie piacevano quelle storie, lo divertivano e lo facevano addormentare sereno.

Quella serale cose non andarono diversamente. Il piccolo s’addormentò, e Foggy gli accarezzò la testa.

Poi uscì dalla stanza il più silenziosamente possibile. Chiuse la porta, fece pochi passi e sentì la finestra della camera di Normie sbattere rumorosamente. S’era forse dimenticato di chiuderla, e il vento l’aveva aperta? Rientrò nella camera e quello che vide gli raggelò in sangue: lo Spaventapasseri era sul lettino di Normie con le mani protese verso di lui.

Foggy afferrò la mazza da baseball del piccolo e gli si avventò con fare minaccioso:

<LASCIALO STARE!> gridò mentre cercava di colpirlo. Ma il criminale fu più veloce, lo afferrò da sotto la mandibola e lo sollevò da terra.

<Tu....  non ti devi immischiare. Mi attacchi ma sento la tua paura. Non puoi nulla contro di me. SPARISCI!>

Lo scagliò con forza contro una parete. In quel momento Liz entrò nella stanza, attirata dalle urla. Vide il suo compagno steso a terra, sofferente, mentre il criminale mascherato , tenendo tra le braccia suo figlio, spiccò un balzo dalla finestra, accompagnato da uno stormo di corvi.

<NOOOOOOOOOOO! IL MIO BAMBINO!!!!!!!! AIUTO!> ma nessuno potè fare nulla. Lo Spaventapasseri sparì nella notte.

 

Foggy provò a contattare il suo amico ed ex socio Matt Murdock. Sapeva che lui sarebbe stato in grado di trovare lo Spaventapasseri e di salvare il bambino. Glielo aveva visto fare parecchie volte. Perché Matt in realtà era Devil, l’uomo senza paura, e grazie all’incidente radioattivo che lo aveva colpito in gioventù aveva ottenuto dei sensi acutissimi e un formidabile senso radar. Grazie alle sue formidabili abilità, Matt avrebbe senz’altro trovato quel verme e lo avrebbe fatto a pezzi. Purtroppo non riuscì a contattarlo. Chiamava e richiamava, ma nulla. Era come sparito.[1]

Chissà se la notizia del rapimento di Normie gli era arrivata? Di certo era arrivata a Norman Osborn, nonno del piccolo e suocero di Liz.

<E tu non sei riuscito a fermarlo?> gridò Norman <Per quale altro motivo ti avrei salvato la vita, allora?> aggiunse furioso.

<Si calmi, mr Osborn. Quello non era un uomo normale > gli rispose Foggy tra i denti  <Era esile ma con una forza sovrumana. Mi ha sollevato da terra come se fossi un pupazzo.>

<Perché è quello che sei, Nelson. Non sei stato nemmeno in grado di proteggere mio nipote!>

<Le ho detto di calmarsi! Non è stata colpa mia! Fermarlo non era una cosa alla mia portata!> disse ancora cercando di consolare Liz, ancora sconvolta.

<Mi domando cosa sia alla tua portata. Ma ora ci penserò io. Nessuno rapisce il nipote di Norman Osborn e la fa franca ...>

 

Qualche giorno dopo.

 

Clint Barton era in un momento di relax, seduto sul divano a guardare la televisione in compagnia di Jessica O’Leary. Stavano trasmettendo uno speciale sui Doors.

<Dio erano veramente grandi ... mi domando se si rendevano conto di cosa stavano creando ... sono passati 40 anni da quando si sono sciolti e ancora ascoltiamo le loro canzoni.> disse Clint.

<Probabilmente no. Li consideravano finiti dopo “The Soft Parade”.  Però hai ragione, dev’essere una soddisfazione immensa vedere gente che dopo tanto tempo ancora ti applaude e ti ammira per il tuo lavoro. Beh per voi Vendicatori dev’essere un po’ la stessa cosa no?> rispose Jessica.

<Beh per i grossi calibri penso di si ... Cap, Thor, Iron Man ... ma dubito che qualcuno si ricorderà di me quando avrò appeso l’arco al chiodo ...>

<Quanta amarezza ... oh, ma che hai? Sei ancora arrabbiato perché i federali non t’hanno concesso di interrogare quel tizio?>

Clint fece una smorfia.

<Già.... è per quello, si. Ma che cacchio vuol dire? Stiamo dalla stessa parte, per Dio, dovremmo aiutarci a vicenda, e non metterci i bastoni tra le ruote!>

<Non ti scaldare, sta calmo...  vedrai che ci ripenseranno. Quando non lo troveranno, verranno a chiederti di aiutarli ...>

<Ma che?? Tu non li conosci, quelli.... farebbero rapire i figli di mezza New York piuttosto che chiedere il nostro aiuto. Infatti ...>

Lo squillo del cellulare lo interruppe.

<Pronto?>

<<Clint, stai guardando il notiziario?>>

<Ciao Kate ... no, stavo guardando altro. Che succede?>

<<Metti sul 4, presto ... hanno rapito un altro bambino!>>

Clint s’irrigidì, scattando in piedi. Cambiò rapidamente canale e vide quel che la sua giovane amica gli aveva detto; al TG il presentatore e la co-conduttrice stavano presentando l’ospite in studio:

<<In esclusiva per la nostra emittente verrà diffuso un drammatico appello da parte del nonno dell’ennesimo bambino rapito a New York: l’industriale Norman Osborn. Mr Osborn....>>

La telecamera si soffermò sul volto di Norman. Aveva un’espressione che non aveva nulla da invidiare a quelle che hanno reso celebre Jack Nicholson.

<<Due giorni fa un pazzo maniaco che si fa chiamare “lo Spaventapasseri” è entrato nell’appartamento di mia nuora e ha rapito mio nipote Norman di otto anni. La polizia, come si dice in questi casi, “brancola nel buio”. Io non lo so cosa questo pazzo intende fare, ma io non intendo trattare con lui. Voglio indietro mio nipote, e lo rivoglio subito! Non allaccerò la benché minima trattativa con lui, non piangerò né invocherò pietà. In questa valigetta c’è un milione di dollari in contanti. Li metto sulla testa di questo “Spaventapasseri”. La metà sono per chi mi darà degli indizi utili su come ritrovare mio nipote, l’intera posta invece andrà a chi mi riporterà questo tizio. Vivo o morto,  non ha importanza. Mi rivolgo a te, Spaventapasseri... io non ho alcuna paura di te. Ovunque andrai,questi soldi ti staranno addosso, non importa dove ti nasconderai... prima o poi ti troveranno, questo è sicuro. E’ solo questione di tempo. Fai ancora in tempo a ripensarci. Riportami mio nipote, illeso, e io ritirerò la taglia e farò tutto quello che è in mio potere affinchè le autorità siano indulgenti verso di te. Ti farò avere anche i migliori aiuti legali e psichiatrici che ti occorreranno. Ma hai tempo fino a domani. Altrimenti, qualunque disperato che avrà bisogno di denaro ti starà addosso. E Dio abbia pietà della tua anima se hai torto un solo capello a Normie ...>>

<MERDA! QUEL PAZZO DI OSBORN!> gridò Clint davanti al televisore.

<Perché? Perché non ha ceduto al ricatto di quel folle? Per me ha avuto molto coraggio ...>

<No invece. Non c’era stata alcuna richiesta di riscatto, e il pubblico non sapeva che dietro c’era lo Spaventapasseri! Ora centinaia di mitomani e truffatori chiameranno a quel numero dando falsi indizi nel tentativo di intascarsi quel denaro, confondendole indagini! E inoltre, ora lo Spaventapasseri sarà ancora più attento a non farsi trovare ....quell’idiota dai capelli ramati ha incasinato tutto!>

<<Vuoi che ti aiuti con le indagini? In due potremmo....>>

<No Kate; ti ringrazio ma non è del tuo aiuto che ho bisogno, ma di quello di qualcun altro.... qualcuno che adesso devono per forza lasciarmi incontrare.....>

 

Infatti, quel gesto inusuale aveva dato i suoi risultati. E’ vero, come previsto da Occhio di Falco si scatenò il panico dopo la sparata in TV di Osborn, ma questo fece sìche Nelson e i suoi superiori permettessero all’arciere mascherato di interrogare Kingpin. Qualsiasi possibilità di mettere fine a quella faccenda andava provata.

 

Presente.

 

<Ok Occhio di Falco, rimettiti la benda. Stiamo per atterrare.>

Il jet aveva i finestrini accuratamente oscuratiper impedirgli di vedere dove stavano andando. Dalle ore di volo e dalla temperatura però Falco intuì che si trovavano da qualche parte nei mari del Sud, e in effetti erano arrivati, in una qualche isola delle Hawaii dove i federali avevano deciso di nascondere Fisk. Non appena atterraronoun altro furgone arrivò a prenderli. Angela del Toro e Derek Freeman scortarono il supereroe aiutandolo a salire sul mezzo blindato.

<Sembra quasi che il criminale sia io, accidenti ... e scommetto che intanto quel grassone alloggia in una casa da re!> disse imprecando.

<Vedi di calmarti, siamo quasi arrivati.> gli disse Angela.

Presto il furgone arrivò nel luogo prefissato per l’incontro.

Una volta dentro, Falco lo vide: una montagna umana, di più di due metri per quasi 300 chili. Wilson Fisk, l’ex re del crimine della malavita newyorkese. Indossava una camicia bianca e dei pantaloni marrone, ben lontano dagli eleganti capi che era solito indossare.

<Giuro che non mi sarei mai aspettato di vedere te ...> disse non appena squadrò il Vendicatore <Devo ammettere di essere un po’ deluso. Mi aspettavo uno dei miei soliti ... interlocutori.>

<Fattene una ragione. Ho bisogno di farti alcune domande ...>

<E cosa ti fa credere che io sia interessato a parlare con te?>

<Hai poco da fare lo spaccone, Fisk. Non sei più nella tua torre d’avorio. Ormai non vali più nulla!>

<Sai, mi piacerebbe tanto aver un incontro privato e mostrarti il mio reale valore ...>

<Piacerebbe tanto anche a me ... all’ultimo ciccione che ha fatto il furbo  ho fatto fare una cura dimagrante tale da spedirlo in un letto d’ospedale  [2]...>

<Ora basta, fatela finita con questa gara di “chi ce l’ha più grosso”> li interruppe Freeman <Mr Fisk, le ricordo che collaborare con noi fa parte dei suoi accordi col Dipartimento di Giustizia e che se non lo farà siamo autorizzati a revocarle la protezione e rispedirla in galera.>

<E’stato tutto firmato dal procuratore, come può vedere ...> aggiunse la Del Toro.

Wilson sorrise leggendone la firma e abbozzò un “Nelson” quasi nostalgico, poi rimase diversi minuti in silenzio, a contemplare  quel foglio di carta come un’apparizione.

Occhio di Falco si spazientì:

<Che dobbiamo fare? Ho fatto già parecchie ore di volo, quante ancora me ne vuoi fare aspettare?>

Fisk sembrò non sentirlo.

<Non provare ad ignorarmi, ciccione! Sto per perdere la pazienza! Allora ti decidi a collaborare o no!> gridò su tutte le furie. Angela e il direttore Freeman cercarono di riportarlo alla calma.

<AH AH AH AH AH AH AH! Impaziente e impulsivo come un ragazzino …. oh come sarebbe stato semplice portarti alla rovina ...non sei proprio il genere di avversario che ero solito affrontare. Ti avrei schiacciato come un uovo nel giro di poche ore ...>

Falco era sul punto di esplodere quando Wilson sembrò tornare serio.

<Va bene, direttore Freeman, accetterò la sua offerta ... dopotutto, è nel mio interesse farlo. D’accordo arciere parla... fammi pure tutte le domande che vuoi ...>

<Ralph Laughton. Lo aiutasti a scomparire circa tre anni fa. Devi aiutarmi a rintraccialo.>

<Mai sentito nominare ....>

<Sei sicuro? Eppure dovreste conoscervi ... avete lo stesso parrucchiere e frequentate le stesse trattorie ...>

Falco gli allungò una fotografia che ritraeva un uomo calvo e in sovrappeso.

<Oh si ... si, me lo ricordo. Non rammentavo il nome ma ora che lo vedo... un omucolo insignificante, un piagnone. Continuava a frignare che voleva andarsene, cambiare vita... che era terrorizzato dal fratello, a cui aveva preso tutti i soldi e che se lo avesse saputo lo avrebbe ammazzato. Era uno zero, una vita priva di alcun valore. Ma aveva il denaro, e io acconsentii ad aiutarlo a sparire dalla circolazione.>

<Dove lo hai nascosto?>

<Posso avere una sigaretta, direttore Freeman?>

L’afroamericano tirò fuori il pacchetto di Chesterfield dal taschino e glielo porse. Fisk prese la sigaretta, estrasse il suo accendino dalla tasca e se l’accese, assaporando il tabacco con lunghe boccate, con un incedere teatrale. Il tutto per innervosire Falco: anche se non poteva vederla per via della maschera, sapeva che la vena sul suo collo era così gonfia che pareva sul punto di esplodere.

<Per la cifra di cui disponeva, il posto più lontano a cui poteva arrivare era Portland, nel Maine. Gestisce una tavola calda lì. Adesso risponde a nome di “Anthony Lambert”.>

<Se stai mentendo Fisk, tornerò qui e...>

<”E” cosa? Farai un numero come dell’anno scorso , quello de “L’Arciere dorato”? Si, so di quella tua pagliacciata ... e del tuo fallimento. Sei un buffone, Occhio di Falco, ridicolo quanto quel tuo costume viola. Sparisci, e non farti più vedere da me.>

Se Falco fosse stato intemperante come un tempo, avrebbe preso a pugni Fisk o lo avrebbe immobilizzato con una delle sue frecce. Ma il tempo e l’esperienza gli avevano insegnato a controllare la sua rabbia... o perlomeno a mascherarla. Strinse l’arco tra le mani così forte che sembrava volerlo rompere, serrò la mascella in modo tale che i denti cominciarono a fargli male, ma non gli diede la soddisfazione di cedere alla sua provocazione. Si limitò a voltargli le spalle, dicendo solamente:

<Meglio per te che le tue informazioni siano reali ...>

Salirono sul furgone e mentre il mezzo si allontanava dal posto, l’agente Del Toro gli domandò:

<Gli credi?>

<... non lo so, a dire il vero. Ma non voglio lasciare imbattuta questa pista. Andrò a Portland, per conto mio stavolta, e vedrò se ci ha detto la verità o l’ennesima menzogna. Ti terrò aggiornata.>

Poi non disse nient’altro per tutto il viaggio di ritorno. Angela avrebbe voluto chiedergli cosa gli rodeva dentro, ma non volevo mostrarsi troppo intima con lui davanti al direttore Freeman. Dopotutto, era in servizio. Ma difficilmente Clint le avrebbe dato una risposta soddisfacente. In cuor suo s’era sentito “toccato” dalle parole di Fisk. Per quanti anni avesse passato a combattere il crimine assieme ai Vendicatori, la sua reputazione e la sua credibilità non era allo stesso livello di quella di altri suoi colleghi. Non riusciva a incutere nei criminali lo stesso terrore, e la cosa – sebbene non lo avrebbe mai ammesso apertamente con nessuno – lo faceva sentire frustrato e lo deprimeva.

 

Portland. Qualche giorno dopo.

 

Il biondo motociclista non si tolse gli occhiali da sole a specchio nemmeno dopo essersi seduto al bancone, dove ordinò una fetta di torta al limone e un tazza di caffè.  Non c’erano molte persone a quell’ora, nella tavola calda. Il proprietario stava dando un colpo di straccio per ripulire la postazione accanto alla sua.

<Desidera altro?> gli chiese.

<Si ... un’altra tazza di caffè, per piacere.>

 Clint lo riconobbe subito: s’era fatto crescere i capelli – quei pochi che gli erano rimasti sulle tempie e sulla nuca –una folta barba nera e indossava una semplice camicia a quadri, ma era lui, Ralph Laughton, noto da queste parti come “Tony Lambert”.

<Ecco a lei.> disse questo riempiendogli nuovamente la tazza.

<Grazie. La torta era veramente buona.>
<Lieto che le sia piaciuta. Questa è vera crema di limone, fatta in casa.>

<Ricetta di famiglia, suppongo ...>

<Si è così infatti.>

<Si è? E dimmi Ralph, chi è che l’ha inventata? La tua mamma manesca o il tuo fratello schizzato?>

L’espressione dell’uomo fu quella  di un ladro beccato con la refurtiva in mano. Cominciarono a colargli gocce di sudore freddo dalla fronte.  Chiazze di colore scuro apparvero sotto le sue ascelle.

<C-Cosa? Di c-che parli?>

<Lo sai di cosa, tartaglione.> gli disse Clint saltando dall’altra parte del bancone e puntandogli contro il dito.

< Non hai visto la TV di recente? Hai sentito la sparata di Osborn, l’altro giorno? E’ stato il tuo strambo fratellino, Ralph. Lo sai di chi parlo, quello che va matto per il mago di Oz... rapisce i bambini, capisci?>

<S-sei un poliziotto?>

< Molto molto peggio, Ralph. Ora tu mi dirai dove si nasconde, altrimenti ti riporto a New York e ....>

<I-Io non ne so nulla!! Io non c’entro nulla con lui! E’ per questo che sono scappato qui! N-Non voglio più sentir parlare di Zeb! E’ un pazzo pericoloso!> Ralph indietreggiò e cadde sul suo grasso didietro. Iniziò a piagnucolare, visibilmente sconvolto e terrorizzato.

<Tutti que-quelle persone, morte per la sua pazzia, per le sue ... fantasie! Io non voglio più averci a che fare! Ti prego, lasciami stare!>

Clint lo fissò e iniziò a provare compassione per lui. Quell’uomo a terra  non era altro che l’ennesima vittima dello Spaventapasseri. Capì allora di dover cambiare atteggiamento. Si tolse gli occhiali e addolcì la voce:

<Ascoltami bene Ralph ... mi dispiace averti sconvolto, ma quello che ti dicevo era vero. Tuo fratello è tornato e ha iniziato a rapire bambini. Nessuno sa come trovarlo, ma io dico che tu poi darmi qualche indizio utile per rintracciarlo ...>

<Non lo so, non so nulla!  Te l’ho detto, io non ho nulla a che fare con lui!>

<Questo l’ho capito, e ti credo. Ma ci deve essere qualcosa che possa esserci d’aiuto con le indagini. Dove può averli portati? Tu lo conosci meglio di chiunque altro...>

<Lo Zeb di una volta, forse ... io quel mostro n-non lo conosco! E’ pazzo, pazzo come nessuno! Ti ucciderà!>

<E tu vorresti lasciare dei bambini in balia di quel pazzo? Andiamo Ralph! Non puoi passare la vita a nasconderti, facendo finta di non vedere!  Spremi quelle meningi!>

E Ralph Laughton si sforzò, si concentrò nel tentativo di dargli qualche risposta che lo avrebbe fatto andare via, ma non trovava nulla nella sua memoria che potesse aiutarlo.

<Mi dispiace, non so nulla ... dico davvero, lo giuro! Non so cosa....  se n’è andato via di casa che era solo un ragazzo, unendosi a quel dannato circo! Lui andava pazzo per quelle cose, fin da ragazzino ... i circhi, i luna park .... ce n’era uno che gli piaceva un sacco quando eravamo piccoli, a Rhinebeck, e mi ricordo che quando  ha chiuso aveva dato di matto ... già allora c’erano i primi sintomi della sua follia!>

Quella frase, detta d’impulso, senza pensare, fu l’indizio che cercava Clint Barton. Un Luna Park abbandonato a New York sarebbe il posto ideale dove andare a nascondersi. Forse era una pista debole, ma il suo sesto senso gli diceva che era sulla buona strada.

 

Rhinbeck, New York. Qualche sera dopo.

 

Lo Spaventapasseri aveva portato ai bambini delle vaschette di gelato, oltre a dei nuovi vestiti e alcuni giocattoli.

<Mangiate bambini miei, mangiate a sazietà. > diceva, ma nessuno dei piccoli era dell’umore di farlo. I loro piccoli stomaci erano contorti dalla paura che quell’inquietante personaggio  incuteva.

<Voi non dovete avere paura di me, figlioli. Io sono come papà Gambalunga. Io vi ho liberati, non lo capite? Vi ho liberati da quel mondo di ipocrisia e di falsità. Lo so, voi siete piccoli e credete che Lei vi ami... ma non è così!! No, non lo è! Lei sembra volervi bene ma in realtà se la prende con voi ogni qualvolta le cose le vanno male! Se la prende con voi, accusandovi! Ma da oggi siete al sicuro, qui con me. Soprattutto tu, piccolo Norman.> lo Spaventapasseri si avvicinò all’erede di Osborn.

<Piccolo, dolce bambino. Io ti capisco, comprendo il tuo dolore più di chiunque altro. Venire trascurato dal proprio genitore, che andava in giro vestito da folletto, inseguendo i suoi sogni e trascurando i tuoi. Anche mio padre era un mostro, sai?  Oh un padre non dovrebbe mai dirlo, ma come Giacobbe nella Bibbia aveva una predilezione per Giuseppe, io ce l’ho per te, piccolo Normie.  Non devi più aver paura adesso. Io mi prenderò cura di te, te l’ho detto. Smetti di piangere e vieni qui ad abbracciarmi ....>

Ma proprio quando allungò le braccia verso l’inorridito bambino, dal piccolo lucernario entrò un forte luce bianca. Sembrava di essere a Natale.

<SPAVENTAPASSERI! LO SO CHE SEI QUI! VIENI FUORI!> gridò una voce dall’esterno, che accese la speranza nei cuori dei bambini e la disperazione in quello di Ebenezer Laughton.

A emettere quel grido  era stato ovviamente Occhio di Falco, dopo aver lanciato in aria una freccia al magnesio che illuminò a giorno il cielo notturno.

 

Il Luna Park abbandonato era veramente un luogo spaventoso. Orribile, desolato. Aveva un’atmosfera da cimitero. Falco avanzava a passo lento e con l’arco teso, pronto a scoccare la sua freccia. Era conscio di essere un bersaglio ben visibile, ma voleva attirare allo scoperto lo Spaventapasseri. Ben presto i suoi desideri si realizzarono e dalla “casa dell’orrore” uno stormo di corvi gli arrivò addosso. Falco si aspettava una mossa del genere e scagliò la sua freccia sonica contro di essi: il suono acuto emesso da essa terrorizzò gli uccelli che si sparpagliarono in volo, allontanandosi in varie direzioni. L’arciere lanciò un’altra freccia colpendo due corvi.

<Che ne dici di accendere un fuoco e farceli allo spiedo?> disse sarcasticamente  <Non mandarmi contro i tuoi uccellacci! Vieni fuori e affrontami da uomo, vigliacco!> gridò ancora, nel tentativo di stanarlo.

Entrò dentro la “Ghost House”.  Era davvero un edificio spettrale, sia per come era stato ideato, sia per lo stato di trascuratezza in cui versava. Dentro era buio come la pece. Falco incoccò due paia frecce con il lightstick e le infilzò alle pareti, illuminando l’ambiente e premettendo la visibilità. Seguì la scia di piume nere perse dai corvi, sperando che lo conducessero dal loro padrone.

<Lo so che sei qui. Vieni fuori!> disse ancora una volta.

<Sicchè tu saresti quello che non ha paura ...> disse lo Spaventapasseri  apparendo dall’alto con in mano un grosso forcone  <Allora adesso sperimenterai il vero terrore!>

Occhio di Falco scagliò l’ennesima freccia verso di lui, ma con un acrobatico balzo il criminale la evitò e si lanciò verso di lui, cercando di infilzarlo con la sua arma. Falco fermò il tentativo di assassinarlo bloccando l’attacco grazie al suo arco, che si incastrò tra i denti del forcone.

Furono uno di fronte all’altro. Lui e lo Spaventapasseri ebbero la possibilità di fissarsi negli occhi.

<Non dovevi venire qui! Non avresti dovuto impicciarti! Ora morirai!> la sua forza diventava sempre maggiore. Falco sentì il suo battito cardiaco aumentare e fatica a respirare. Stava avendo un attacco di panico.  La spinta del suo avversario lo fece crollare a terra, fu costretto a rotolare lontano per evitare di venire infilato dai colpi di forcone. Un improvviso terrore lo assalì. Lo Spaventapasseri richiamò altri corvi e il loro battito d’ali lo impaurì ulteriormente.

<Mi ricordo di te, Occhio di Falco! Anche tu mi umiliasti, in passato, quando ero un semplice uomo! Ora pagherai anche per quello!>

La voce del suo nemico gli sembrava che provenisse dall’oltretomba, come quella di un demonio.

<VA-VATTENE VIA!> gridò il Vendicatore in preda ad un incontrollabile paura. Clint afferrò alcune frecce dalla sua faretra e le lanciò disperatamente verso lo spaventoso criminale; una di queste era una cortina fumogena che cominciò ad oscurare la sala. Clint ne approfittò per darsi alla fuga e uscire da quel posto da incubo.

Corse a perdifiato il più lontano possibile, con il cuore che gli batteva come un tamburo. Cercò riparo dietro ad un muro.

<Ma che cavolo m’è successo?> si chiese.

Occhio di Falco era noto per il suo coraggio e la sua audacia; d’altronde, come non avrebbe potuto non aver fegato un uomo che, in un mondo pieno di mutanti, robot e creature semidivine, affrontava le peggiori minacce del mondo armato solo di qualche freccia truccata e la propria prestanza fisica? Eppure, questa volta tremava proprio come uno di quei bambini che lo Spaventapasseri aveva rapito.

Respirava ed inspirava nel tentativo di calmarsi e, lentamente, a poco a poco,ci riuscì.

<I suoi poteri ... certo, è colpa dei suoi poteri. Mi avevano avvertito, ma ho sottovalutato la cosa. Incute terrore nelle vittime e la cosa accresce la sua forza. Ora però devo riprendere il controllo. Concentrati. Respira. Hai già avuto un’esperienza simile, una volta, combattendo insieme all’Uomo Ragno contro quel tale ... come si chiamava? Ah si, Mister Fear, se non ricordo male [3].

Rifletti. Se mi avvicino troppo quel bastardo farà ancora quel numero. Devo trovare un modo per inchiodarlo a distanza.>

Come un inquietante presagio, uno stormo di corvi volava in circolo sopra la sua testa.

Lo Spaventapasseri infatti, gonfio di potere grazie alla paura assorbita in precedenza, era sulle sue tracce per finirlo e aveva mandato i suoi uccelli ammaestrati a cercarlo, e quando lo trovarono segnalarono la sua posizione in quel modo.

<E’ inutile che cerchi di sfuggirmi! Ho occhi ovunque! Morirai in questo posto! >

I ruoli si erano invertiti. Il cacciatore era diventato la preda.  Occhio di Falco sfece uno scattò verso sinistra ma lo Spaventapasseri lo vide.

<Ah eccoti qui!>

Il Vendicatore cercò di fuggire arrampicandosi sulle montagne russe.

<E’ questo il tuo piano? Pensi di fuggire in questo modo? Non ci riuscirai! Scalare quest’impalcatura sarà un gioco da ragazzi per me! Vengo a prenderti>

Si lanciò all’inseguimento e non appena raggiunse le montagne russe tenne fede a quanto aveva detto poco prima: con un’agilità che solo un acrobata contorsionista come lui poteva avere, riuscì a raggiungere la cima in pochi minuti.

<Ed ora a noi ...> disse con un tono inquietante.

Improvvisamente, udì un cigolio metallico provenire dalla sua destra. Il treno venne messo in moto e sfrecciò rumorosamente verso lo Spaventapasseri, nel tentativo di investirlo. Il folle criminale intravide l’inconfondibile maschera viola di Occhio di Falco in testa al mezzo.

<Non ce la farai mai!>urlo furioso mentre stava correndo incontro al treno; quando fu a pochi metri di distanza spiccò un grande balzo e impugnando il forcone con entrambe le mani lo conficcò nel petto dell’arciere.

Ci mise qualche secondo per accorgersi di aver colpito un fantoccio con addosso il suo costume.

<Ma che ....?>  esclamò sorpreso, poi una freccia gli si conficcò tra le scapole.

Emise un grido di rabbia e dolore; si girò e altre due frecce lo colpirono alle mani, inchiodandolo per i palmi al vagone di metallo, come una macabra crocifissione.

<Fregato da uno spaventapasseri. Ti renderai conto perfino tu dell’ironia della cosa ...> disse Occhio di Falco, appostato sul versante opposto. Era a torso nudo, del suo costume gli erano rimasti solo i pantaloni e i guanti viola, oltre alla fornitissima faretra e al micidiale arco. Il suo piano era riuscito alla perfezione. Era riuscito a mettere distanza tra lui e lo Spaventapasseri in modo non essere succube del suo potere e contemporaneamente lo aveva messo sottotiro e, come sempre, la sua mira fu perfetta.

Vistosi sconfitto lo Spaventapasseri scoppiò in un piagnisteo infantile.

<No ti prego, lasciami andare ... non riprenderti i bambini! Loro sono innocenti, non meritano quelle madri egoiste!I-Io d-devo proteggerli da Lei! Solo io posso farlo!> frignava e piagnucolava. Falco rivide lo stesso atteggiamento avuto qualche giorno prima da suo fratello Ralph e in qualche modo provò la stessa pena. A modo suo, lo Spaventapasseri era convinto di fare del bene. Credeva di essere lui l’eroe e di essere nel giusto. Incoccò una freccia-sedativo e con quella lo colpì nel petto, mettendolo a dormire.

 

Recuperato il resto del suo costume andò alla ricerca dei bambini. Quando questi lo videro scoppiarono in un pianto liberatorio. Falco constato che a parte la grande paura erano illesi e prima di chiamare le autorità cercò di rassicurarli e di consolarli, dicendo loro che il cattivo era sistemato e non lo avrebbero mai più rivisto.

Poco più tardi i federali li raggiunsero. Nel giro di un’ora, i bambini avrebbero riabbracciato le loro famiglie. L’agente Del Toro si congratulò con Occhio di Falco.

<Congratulazioni, hai risolto il caso. La tua idea di interrogare il fratello si è rivelata giusta.>

<Si e no. Ho avuto un’intuizione e si è rivelata azzeccata. Ho avuto fortuna, a dire il vero.>

<Sei stato grande invece. Hai salvato la vita di sei bambini. Dubito che Iron Man avrebbe saputo fare di meglio.>

Clint agitò la testa, come se rifiutasse quest’affermazione, poi però le sorrise e bofonchiò un “grazie”.

<Beh direi che è il caso di festeggiare, allora. Ti ricordi cosa abbiamo fatto l’ultima volta?>

<Si. Mi hai portato a mangiare messicano ....>

<Non mi riferivo a quella parte...>

Angela gli tirò un buffetto sul braccio, abbozzando un sorriso.

 

 

 

Le Note

 

E così finisce questa prima avventura della nuova stagione di Occhio di Falco.  Come avete letto, il nostro arciere preferito ha trovato in Angela Del Toro un’alleata efficiente, continuando quella collaborazione che aveva portato all’arresto di Taskmaster (avvenuto nella stagione precedente),  e ci fa sotto intendere che tra i due ci sia stato qualcosa di più di un semplice rapporto di lavoro... che il vecchio Clint abbia di nuovo fatto centro?  J

Due parole sulle guest star di questo numero, sopratutto su quelli che sono tra i più importanti villain del Marvel Universe:

 

https://www.comicus.it/marvelit/images/Carmelo/odf14_1.jpg Franklin “Foggy” Nelson è il socio ed ex compagno di college di Matt Murdock alias Devil.

Apparso su Daredevil # 1 del 1964, il simpatico e paffuto  Foggy è il migliore amico dell’Uomo senza Paura, sempre pronto ad aiutarlo anche nelle situazioni critiche, sebbene in un paio di occasioni si siano innamorati della stessa donna (Karen Page e Glorianna O'Breen). Nella nostra continuity interna oggi Foggy è procuratore federale degli Stati Uniti e fidanzato con Elizabeth “Liz” Allen ... si, proprio lei, l’ex compagna di liceo di Peter Parker e vedova di Harry Osborn, l’ex migliore amico del nostro ragnetto, figlio di Norman Osborn e padre di Normie.

 

https://www.comicus.it/marvelit/images/Carmelo/odf14_2.jpegNorman Osborn, alias Goblin, è la nemesi dell’Uomo Ragno.

Inventato da Stan Lee e Steve Ditko nel 1964, è stato il primo criminale a scoprire l’identità segreta del nostro Ragnetto e gli ha fatto passare davvero dei brutti momenti. Sembrava aver dimenticato ogni cosa dopo il celebre The Amazing Spider Man# 39/40 a seguito di un’amnesia, ma presto i ricordi gli tornarono e nell’indimenticabile The Amazing Spider Man # 121 rapì la fidanzata di Peter Parker, l’adorabile Gwen Stacy, e la gettò dal ponte di Brooklyn, in una delle storie più leggendarie della Marvel (e del fumetto in generale). 

Nel conseguente duello col Ragnetto Goblin sembrò morire, trafitto dal suo stesso aliante. In realtà non fu così e anni dopo tornò dal tormentare la vita dell’Uomo Ragno in molteplici modi. Oggi, nella nostra continuity Norman, dopo aver ricercato il potere nella chimica, nella magia e nei simbionti alieni, ha rinunciato all’identità di Goblin e sta cercando di condurre una vita normale e liberarsi dei suoi demoni interiori. Per scoprire se ci riuscirà o meno, dovete seguire la serie MiT dell’UR scritta da Mickey.

Ah su Devil MiT #49 Norman ha salvato Foggy  da una pallottola del killer noto come “il Confessore”. Ecco il perché di quella frase durante la sua reazione rabbiosa.

 

https://www.comicus.it/marvelit/images/Carmelo/odf14_3.jpgWilson Fisk alias Kingpin è l’indiscusso re della malavita di New York.

 

  Creato da Stan Lee e John Romita Senior (che per crearne l’aspetto fisico si basò sul personaggio di Casper Gutman, interpretato da Sidney Greenstreet in Il mistero del falco) è apparso per la prima volta su The Amazing Spider Man # 50 ed è stato un avversario ricorrente per il Ragnetto, ma è sulle pagine di Daredevil, a opera di Frank Miller,che trovò la sua consacrazione definitiva, diventando la nemesi dell’Uomo Senza Paura: impossibile non citare l’immortale capolavoro Born Again, nella quale viene a conoscenza della sua identità segreta e, tramite accurate manovre dietro le quinte, ne distrugge la vita.

Imponente, strategicamente brillante, forte come un lottatore di Sumo e machiavellico come pochi,  Kingpin si è spesso scontrato con molti supereroi Marvel come appunto l’Uomo Ragno e Devil – senza dimenticarci del  Punitore – ma anche con molti criminali i cui piani ostacolavano i suoi affari. Dopo anni trascorsi nell’immunità (pare che nessuno riuscisse a trovare prove per incastrarlo definitivamente) Fisk è stato condannato a sei anni per evasione fiscale.  In seguito ha deciso di collaborare con Dipartimento della Giustizia Federale finendo nel programma di protezione testimoni, come avete letto in questo numero.

1= Per sapere come mai, dovete leggere Devil # 52

2= Fa riferimento a Slug e all’episodio avvenuto su MarvelIT Team Up  # 12/13.

3 = E’ accaduto su Marvel Team-Up (prima serie) n. 92 dell'aprile 1980.

 

E’ tutto. Arrivederci nel prossimo numero!

 

Carmelo Mobilia.